WIRED Italia: Cos'è il biomanufacturing e come una startup italiana lo sta democratizzando
A Pordenone c'è Arsenale Bioyards, una startup che vuole ridurre i costi di un processo per ottenere da lieviti e funghi alternative bio al petrolchimico.
©WIRED Italia / Ai e biologia assieme studiano alternative bio a basso costoReptile8488
C’è una nicchia di mercato che nel 2040 potrebbe smettere di essere tale, raggiungere i 200 miliardi di dollari: il biomanufacturing per il mercato chimico e alimentare. Ha tutte le potenzialità per riuscirci, tranne la capacità produttiva. Boston Consulting Group ne è convinta e stima che dovrebbe diventare almeno 20 volte quella attuale e nessuno sa come far sì che ciò avvenga. La possibilità di ottenere da microrganismi come lieviti, batteri, alghe e funghi valide alternative bio a prodotti petrolchimici e di origine animale, infatti, resta per ora una prerogativa del settore pharma. Nessuna ragione scientifica, semplicemente è l’unico che si può permettere di “produrre sostanze che costano fino a 10.000 euro al grammo. Per scendere di almeno un ordine di grandezza serve cercare un’altra infrastruttura e un altro approccio” spiega Massimo Portincaso. Lui ha cambiato vita apposta per trovarli, lasciando Bcg per fondare Arsenale Bioyards e concludere, pochi giorni fa, il suo primo aumento di capitale da 10 milioni di euro, guidato da Cdp.
Disegnare le molecole
Dietro a un nome ispirato a glorie veneziane ormai passate, c’è un’azienda che aspira ad “abilitare il futuro” offrendo una piattaforma integrata end to end che permette di disegnare facilmente a tavolino nuove molecole bio. A produrle, poi, ci pensa lei nei suoi laboratori, assicurando saranno a immagine e somiglianza di quelle desiderate dal singolo utenti e disponibili in scala industriale. Con questo approccio, Arsenale Bioyards è convinta di poter rendere economicamente accessibile il biomanufacturing e Portincaso spiega così a Wired Italia perché secondo lui questa strada diversa, sarebbe quella giusta.